La scienza dello storytelling – Will Storr

Come le storie incantano il cervello. Un breve commento

Ho in programma questo articolo da una vita, ma si sa come funziona l’estate: “C’è caldo, c’è freddo, c’è il sole, piove, ho sonno, non ho sonno, dov’è il gatto, il gatto rompe”. Insomma, ogni cosa e il suo contrario, e così il tempo sta fuggendo e io sono meno operativa del solito – sotto ogni fronte. 

Su Instagram, qualche tempo fa, avevo annunciato l’acquisto di un libro di storytelling: Will Storr, La scienza dello storytelling, come le storie incantano il cervello. Mi ero ripromessa di scriverci qualcosa ed eccoci arrivati al dunque. 

Premessa: cosa mi aspettavo da questo libro? Un testo utile e pratico che mi desse delle dritte su come migliorare il mio stile di scrittura. 

Le aspettative sono state soddisfatte? Non nel vero senso della parola. Il libro di Storr non analizza puramente le tecniche narrative e le informazioni concrete che vengono date sono molto limitate. 

Per farvi un esempio: show don’t tell, attivo vs. passivo, uso delle metafore e simili sono argomenti trattati in maniera veloce, in un paragrafo a testa. 

Ciononostante, il libro mi è stato molto utile e, a lettura conclusa, mi sono sentita arricchita e anche rassicurata.

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Come non reagire a una critica costruttiva

Appunti per la me del futuro

Questo “articolo che articolo non è” è dedicato alla me del futuro: la me che tra qualche mese pubblicherà il suo primo libro; la me che, come ovvia conseguenza, verrà snobbata dalla maggior parte dei lettori; ma soprattutto la me che un giorno si sveglierà, sorseggerà tutta felice il suo amarissimo caffè nero, coccolerà Gatto 1 e Gatto 2, prima di accendere il computer, e poi vedrà lei

Lei come la Recensione. Non la recensione buona o neutra, nemmeno la recensione negativa di un lettore che non dà sufficienti prove per dimostrare di avermi letta. Intendo proprio lei, la Recensione che ti smonta la storia, frutto di duro lavoro, come un mobiletto Ikea da reinscatolare e rispedire in ditta per il reso. 

Non vivo nel mondo delle nuvole e non ho mai bevuto una Red Bull per farmi spuntare le ali. Al contrario, me ne sto ancorata con i piedi a terra e quindi so che quella recensione arriverà. 

Chi conosce un po’ la storia della mia pubblicazione sa che “Come vento” è rimasto su Wattpad per un anno e con il senno di poi sono stata molto fortunata perché non ho mai ricevuto una recensione distruttiva, se si escludono quelle che la sottoscritta confeziona con tanto amore per sé stessa. 

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Essere o non essere? Pubblicare o autopubblicare?

L’inizio di una nuova avventura

Premessa: non è un articolo di editoria, non sono un’esperta del settore e non ho mai pubblicato, anzi, vi dirò di più: non ho mai pensato di pubblicare. Sto scrivendo questo post, per raccontarvi le avventure degli ultimi mesi, fino al giro di boa che ha stravolto ogni convinzione. 

Partiamo dall’inizio: ho scritto una storia. Si chiama Come vento (e ormai lo sanno anche i sassi), è un mix di generi dall’avventura al romantico, è autoconclusiva, ed è lunga, lunga, lunga, lunga. La versione revisionata conta quasi 160.000 parole. 

Sì, non ho il dono della sintesi. 

Sì, se non ci metto una trama iper-complicata non sono io.

Sì, non riuscirò mai a scrivere qualcosa al di sotto delle 100.000 parole. Ormai ci ho rinunciato. 

Sì, sapevo che avrei trovato sicuramente una casa editrice disposta a pubbl… ah no, scusate, questo era il no, non il sì.

No. Quando ho scritto Come vento, non pensavo alla pubblicazione, soltanto a scrivere. E quando ho finito di scrivere, mi sono detta: “Piedi per terra, Odi, nessuna casa editrice non a pagamento vorrà mai pubblicare la tua storia”.

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In difesa del “romantico”

Prima parte

Una volta qualcuno mi disse che non esistono storie per grandi e per piccoli, storie belle o storie brutte. Esistono soltanto storie scritte bene o scritte male. 

Per “scritto” si intendeva un concetto molto più ampio dello stile. Si intendeva l’intreccio, l’ambientazione, i personaggi, il prodotto completo, nella sua definizione totale.

Ho fatto di questa massima una vera e propria sentenza, e da allora penso che tutti i generi letterari meritino lo stesso identico rispetto. 

Comprese le storie erotiche. 

Comprese le chick-lit.

Comprese le fanfiction o le fiabe per bambini. 

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I dieci diritti del lettore

Daniel Pennac, Come un romanzo

  1. Il diritto di non leggere
  2. Il diritto di saltare le pagine
  3. Il diritto di non finire un libro
  4. Il diritto di rileggere
  5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa
  6. Il diritto di emozionare e sognare
  7. Il diritto di leggere ovunque
  8. Il diritto di spizzicare
  9. Il diritto di leggere a voce alta
  10. Il diritto di tacere